Una inchiesta iniziata nel 2013, per volontà della Direzione Distrettuale Antimafia, retta dal procuratore capo della Repubblica di Messina, ha portato questa mattina, alla esecuzione di 35 misure cautelari, delle quali 26 con restrizione carceraria e 9 con i benefici dei domiciliari.

L’attività di indagine, ha seguito varie direttrici, fra cui le più importanti sono state la mafia ed il voto di scambio, attenzionando i clan mafiosi cittadini di Camaro San Paolo e Santa Lucia Sopra Contesse.

Fra gli arrestati, spicca un nome importante nell’attuale scenario politico, ovvero quello del consigliere comunale Paolo David, eletto tra le fila del PD, transitato a dicembre scorso prima a Grande Sud, poi a Forza Italia, seguendo la stessa strada dell’onorevole Francantonio Genovese, vista una vicinanza all’ex segretario regionale del Partito Democratico.

L’operazione denominata Matassa, condotta dalla procura della Repubblica peloritana, è stata caratterizzata dai provvedimenti custodiali firmati dal gip Maria Teresa Arena, su richiesta dei pm Liliana Todaro e Maria Pellegrino della Dda diretta da Guido Lo Forte e sono stati eseguiti dalla polizia e dalla squadra mobile.

Come detto in Conferenza stampa, questa mattina, dal Questore dottor Giuseppe Cucchiara, l’attività scattata alle prime luci dell’alba, ha consentito di disarticolare gli equilibri in seno a tre famiglie che operavano in altrettanti quartieri di Messina.

A più livelli, con diversi profili di responsabilità, si contesta agli arrestati, il reato di associazione mafiosa per l’affiliazione alle tre organizzazioni criminali, radicate da decenni, nei quartieri di Camaro San Paolo e di Santa Lucia Sopra Contessa.

Tutto, era finalizzato, in una situazione che fotografa il presente, così ha specificato il questore, alla commissione di una serie di delitti, quali ad esempio estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti, dunque reati contro il patrimonio e la persona.

Inoltre i sodalizi mafiosi, erano dediti all’acquisizione ed alla gestione e controllo di attività economiche, di appalti e di servizi, infatti si è pervenuto al sequestro di alcune imprese commerciali. Dall’inchiesta emerge però, il potere di condizionamento del voto che il clan è stato capace di esercitare in occasione di varie consultazioni elettorali.

A partire dal 2012, ovvero, politiche, regionali ed amministrative, sarebbero state viziate da una quasi certa non libera espressione del voto, molte preferenze sono state a beneficio del consigliere David.

Il procuratore Lo Forte in mattinata, ha precisato, anch’Egli presente per illustrare le evidenze di indagine in Questura, che non risultano indagati gli onorevoli Genovese e Rinaldi, perché verosimilmente non al corrente del metodo usato da David, per reperire i voti.

Ai domiciliari, è finito un’altro personaggio affermato della politica messinese, Giuseppe Capurro, in passato capo gruppo del PDL, ma anche lui con trascorsi nel PD genovesiano, si sarebbe speso in favore della consorteria deviata per la risoluzione di intoppi burocratici riguardanti le aziende in odor di mafia.

Esponente di spicco fra le tre famiglie malavitose, Carmelo Ventura, demandato da tutti in caso di necessità, come colui quale dovesse prendere le decisioni finali e risolvere eventuali problemi esistenti.

Per quel che concerne l’aspetto criminale dei fatti avvenuti, sono state sequestrate 4 società queste sarebbero probabilmente riferibili o vicine alla mafia cittadina. Si tratta degli esercizi: La Piazzetta s.n.c. di Giovanni Ventura & co, Consorzio Sociale Siciliano, Ser.Ge 93 Servizi Generali srl e della Cooperativa Sociale Angel.

Lo Forte, ha tenuto a sottolineare, che le indagini sono state eseguite attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, non lasciate però sole, ma accompagnate, da appostamenti, riprese e pedinamenti. Si è evitato così, che un linguaggio spesso criptico tra gli indagati, molto ricorrente per non destare sospetti, perdesse di valore in una futura sede processuale.