Dichiarano Francesco Fucile e Michele Barresi segretari generali di Fp Cgil e Uiltrasporti: “otto mesi per avere un Piano industriale sono troppi per qualsiasi realtà industriale, figuriamoci per un comparto così delicato come quello dei rifiuti, specialmente dopo un percorso incerto, durato anni, con scelte discutibili e rivelatesi in buona parte sbagliate e che sono approdate al fallimento di Messinambiente”.
Proseguono i due: “una fase di stallo, quella in cui si trovano gli oltre 500 lavoratori, caratterizzata dalla mancanza di qualsivoglia progettualità, senza piante organiche della forza lavoro che dura ormai dal primo maggio, data di vero avvio della MessinaServizi, che ha generato solo emergenze e conflittualità interne e che ha visto mortificare solo la professionalità dei lavoratori e l’intera Città. Abbiamo condannato i processi mediatici del sindaco che rappresentano uno dei livelli più bassi mai raggiunti in questa Città e che hanno gettato nel caos l’intera Società. Adesso è l’ora di ripartire, finita l’emergenza, senza alibi, ma con i necessari strumenti economici e finanziari, da quei dieci milioni di euro che erano stati assicurati dallo stesso sindaco meno di un mese fa per raggiungere l’obiettivo del 65% di differenziata il prossimo luglio ed iniziando dall’attuale scarso 20% è un’impresa titanica”.
Sostengono i rappresentanti di Fp Cgil e Uiltrasporti: “l’esito negativo del concordato fallimentare di Messinambiente non rappresenti un comodo trampolino di lancio per la privatizzazione del servizio perché la gestione pubblica rappresenta garanzia di legalità e maggiore risparmio per le tasche dei contribuenti. A dirlo a gran voce non è solo il sindacato ma gli stessi studi portati avanti nel Piano Aro adottato nel 2016 con delibera 39/C del Consiglio Comunale, alle tabelle 12 e 12 A, redatte da uno studio del dirigente all’ambiente Domenico Signorelli, si legge chiaramente che il servizio in house produce risparmi fino a 4 milioni di euro/anno per un risparmio complessivo di circa 21 milioni nei 9 anni, un dato essenziale che obbliga il nuovo Consiglio comunale a riflettere attentamente prima di qualsivoglia scelta sulla liquidazione di MSBC, viste le norme che vincolano i comuni al contenimento delle spese ogni deliberazione in merito che aprisse ai privati potrebbe configurare un conseguente danno erariale”.
“Se come crediamo la Legge Madia non debba essere applicata al -caso Messina- quello che serve oggi più che mai è rompere gli indugi e scommettere su MessinaServizi dando strumenti finanziari e investimenti necessari per mettersi in carreggiata e raggiungere nei tempi richiesti gli obiettivi che la Legge impone”.