Enzo Caruso, docente di Fisica, ma soprattutto profondo conoscitore di eventi storici della nostra città oltreché componente della storica band dei -Truvatura-, difende a modo suo un dipendente del Comune di Messina, per le esternazioni da questi fatte, contro la Giunta Accorinti.
Caruso, sottolinea: “Definire Nino Principato -un simpatico custode di memorie locali-, a differenza dei referenti della Commissione toponomastica che invece -sono veri storici di ben più ampie vedute-, è la riprova che il mondo universitario di questa città ha sempre guardato con aria di sufficienza quanti, in verità, si prodigano di supplire all’enorme gap che separa il comune cittadino -dall’Olimpo della Scienza e della Cultura- di cui si sentono attenti guardiani e custodi”.
“Dall’alto della loro lobby, parecchi professori universitari, hanno dimenticato la fatica della ricerca, della consultazione, del rimettere in discussione assodate verità in funzione di nuove documentazioni, ma soprattutto hanno perso il piacere di raccontare, di divulgare alla gente comune la bellezza del loro sapere”.
“Nino Principato, non è -un simpatico custode-, ma un profondo conoscitore della nostra storia patria e sano trasmettitore di conoscenza, che probabilmente diventa scomodo nel momento in cui mette alla prova il sapere del mondo accademico o il -non sapere- del tuttologo di turno. Io l’ho visto il 3 agosto spiegare al pubblico curioso, intervenuto a piazza Lepanto, i particolari del Monumento a Don Giovanni d’Austria, risalente al 1572. Non ho visto gente annoiata o desiderosa di contraddirlo. Ho visto gente comune guardare con altri occhi, ammirata ed entusiasta, ciò che è sempre stato alla portata di tutti”.
“Non ho mai visto, di contro, docenti universitari o storici dell’arte fare altrettanto. Abbassarsi a parlare con la gente, raccontare storie, istruire e fare didattica sul campo, non è vergogna; è invece volere bene ai propri concittadini, essere disposti a donare il proprio tempo e il proprio sapere e dedicarsi al trapasso nozioni verso le nuove generazioni, verso chi è desideroso di imparare e non ha paura di ammettere la propria ignoranza o di rimettere tutto in discussione”.
“Se fosse stato per il mondo accademico, certamente Verona non avrebbe oggi il balcone di Giulietta e la tomba di Romeo; e a Messina Rubens non avrebbe mai -incontrato Caravaggio- nella notte della cultura del 2009, né ci sarebbe stata la Rievocazione dello Sbarco di Don Giovanni d’Austria (definita con molta sufficienza da un luminare, mio caro amico, -una carnevalata-!)”.
“Se avessimo invece una Università più umile e di eccellenza, meno autoreferenziale e nepotista, forse avremmo una città stracolma di giovani che, se è vero che non possono trovarvi lavoro, potrebbero invece restare o venire qui a studiare, da ogni parte del Mediterraneo e ripopolare questa Messina svuotata da intere famiglie costrette a trasferirsi a causa di Uffici pubblici che chiudono, da ragazzi che cercano altrove l’eccellenza per i loro studi (vedi Bocconi, Luiss, Cattolica, Politecnici di Torino e Milano…) e per il loro futuro, costringendo i genitori, per sostenerli, a guadagnare il proprio stipendio a Messina e inviarlo ai loro figli che lo spenderanno nella città sede dell’Università scelta”.
“Ben venga quindi Nino Principato, Franz Riccobono, Giovanni Molonia, Carmelo Micalizzi, Marco Grassi, Giacomo Sorrenti, Sergio Di Giacomo; ben vengano i giornalisti che danno loro voce e a tutti coloro che, pur non possedendo il titolo accademico di -storico-, lavorano con passione per la ricerca, per la disseminazione del sapere e per ridare un po’ di orgoglio ai tanti messinesi condannati all’apatia, al piangersi addosso o, al contrario, convinti di non avere bisogno di niente e di nessuno perchè, come diceva il Gattopardo, sanno di essere semi-dei”.