Cateno De Luca, ha diffuso un dossier sulle risorse idriche ed acque reflue a Messina

PER IL PARLAMENTARE REGIONALE: "L'AMAM, E' UN AUTENTICO ESEMPIO DI MALAFFARE POLITICO E GESTIONALE CON OLTRE 10 MILIONI DI EURO ANNUI DI SPESE CLIENTELARI"

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In questo articolo, troverete una parte dell’ampio dossier reso pubblico stamane dal parlamentare regionale di Sala d’Ercole, Cateno De Luca, sugli sprechi ed il -presunto malaffare- in seno all’Azienda che gestisce il ciclo delle acque a Messina.

Il servizio di approvvigionamento idrico e della gestione delle reti, compresa l’emissione e la riscossione della tariffa, sono stati affidati dal comune di Messina all’AMAM fin da primi anni novanta con un costo medio corrente annuo di oltre 35 milioni di euro. L’AMAM, a totale partecipazione pubblica, si occupa anche della gestione della rete fognaria ed impianti di depurazione con la relativa riscossione del canone annuo. Di seguito le principali anomalie che denotano una gestione clientelare e parassitaria di tali servizi: “approvvigionamento idrico, utenze e perdite di acqua: oltre 15.000 utenze abusive ed oltre il 50% di acqua sprecata per mancanza di interventi manutentivi;

La città di Messina in base alla media di consumo per il sud-Italia di lt. 175 pro capite necessiterebbe di circa 656 litri di acqua al secondo.

Il costo medio per anno del servizio idrico, depurazione e fognatura di una famiglia di 3 persone a Messina è di € 293,00 mentre la media del sud Italia è di € 327,00: questo apparente virtuosismo non è altro che l’asseverazione della totale assenza di interventi di ammodernamento delle rete idrica urbana che è ormai ridotta un colabrodo.

L’approvvigionamento avviene, come si evince dalle relazioni annuali dell’AMAM Spa, attraverso due sorgenti situate a Fiumefreddo, una alla Santissima nel territorio di Fiumedinisi al confine con Monforte S. Giorgio e attraverso 48 pozzi e 21 impianti di sollevamento oltre a 21 piccoli acquedotti esterni e relative condotte di derivazione, a servizio o integrazione della distribuzione in varie zone.

La perdita di acqua, dichiarata sempre dall’AMAM, e confermata nella risposta all’interrogazione in commissione consiliare in data 28.04.2016 verbale 18/2016, è di circa il 25/30%, anche se dalla relazione Cittadinazaattiva di Marzo 2016 (Il servizio idrico integrato), tale dato viene indicato in 35%. Dalla portata delle fonti di approvvigionamento, (la condotta di Fiumefreddo ha una portata di 1.000 litri al secondo, quella della Santissima circa 250 litri al secondo) rapportate al reale fabbisogno della città di Messina (circa 656 litri/secondo) si può ipotizzare che probabilmente le perdite arrivano anche al 50%.

L’AMAM dichiara che solo il 40/50% dell’acqua immessa nell’acquedotto viene fatturata, in quanto come già specificato il 25/30% viene perso e un altro 25/30% viene “rubato”, cioè prelevato da utenze senza che siano inserite a ruolo ordinario per la fatturazione. Il dato è allarmate: 2/3 dell’acqua immessa nell’acquedotto viene sprecata e/o non fatturata.

Le utenze ufficiali che l’AMAM dichiara nella sua relazione di bilancio 2016 sono 88.459 di cui 76.074 per uso domestico, 6.192 per uso commerciale/industriale, 3.096 ad uso condominiale e 3.096 ad uso diverso. Ci sono oltre 15.000 utenze abusive: ad un primo controllo, quindi, sembra una enorme anomalia la presenza di sole “88.459” prese a fronte di 99.704 famiglie residenti (Elaborazioni Urbistat su dati ISTAT) in singole unità abitative, circa 13.500 attività commerciali/industriali e di servizi (come dalla relazione URBES 2015 dell’ISTAT).

Il numero di prese delle attività commerciali/industriali e aziende di servizio è sicuramente inferiore di quelle realmente allacciate. L’Istat nella sua relazione URBES quantifica in 13.500 queste attività, ma il comune ha contratti con relative prese allacciate ad uso commerciale/industriale soltanto per 6.192, meno di 1 su 2. Sono fuori legge invece (art.8 del D.P.C.M. del 04/03/1996, “Disposizioni in materia di risorse idriche”) le prese che soddisfano più unità abitative o addirittura condomini di ampie dimensioni (l’AMAM dichiara che queste prese sono 3.096).

Servizio di gestione utenze, lettura e bollettazione: un autentico esempio di mala gestio del denaro pubblico

La lettura dei contatori avviene con cadenze quadrimestrale tramite appalto ad aziende esterne con contratti biennali. Tali aziende si occupano anche dell’installazione di nuove utenze, cessazioni, riduzioni, chiusure e riallacci dovuti a morosità. Il costo è stato per il periodo 2015/2016 di € 885.000,00. Nell’elenco dei bandi per l’anno 2017 in Amministrazione Trasparente del sito AMAM.it si trova quello per l’anno 2017 ad un importo di base asta per € 569.162,50 ma non si trovano i verbali di gara di aggiudicazione. Nel computo metrico vengono richieste letture quadrimestrali per 55.000 contatori e per 2.000 contatori condominiali, inferiori a quanti realmente installati. (88.459 prese con contatore). Non si conoscono le modalità di lettura dei restanti 31.459 contatori. Non sono previste tipologie di autolettura da parte dei contribuenti e sistemi di telelettura remota attraverso contatori con sistemi di trasmissione dati.

La fatturazione e l’intera gestione dei dati è anch’essa esternalizzata ed esattamente a Progetto Grafica S.r.l. Nel bilancio consuntivo del 2016 si trova una voce di € 119.037,51 per servizi di bollettazione più un importo di € 78.408,52 per servizi POSTEL + altri € 406.420.81 per servizi Postaservice. Un costo per bolletta quindi di € 7,14. Considerando che il ruolo viene inviato per posta ordinaria, sembra un importo sproporzionato. Generalmente i costi di postalizzazione a gestori esterni comprensivi di recapito non superano gli 80/90 Cent/€.

L’azienda ha 68 dipendenti per un costo annuo di emolumenti totali nel 2016 di 4.056.000 (circa 100.000 € in più del 2015), a fronte della gestione di meno di 90.000 utenze. Da aggiungere il costo di personale esterno addetto alla lettura per altri 442.500,00 (appalto biennale per 885.000,00 €), si ha un rapporto utenze/dipendenti sproporzionato che porta ad incidere nel costo per bolletta per € 51,00 ad utenza. Se prendiamo ad esempio Santa Teresa di Riva, comune delle sue provincia jonica con un costo dipendenti annuo di circa € 88.000,00 € (1 Fontaniere, 1 addetto alla fatturazione/front office, 1 part time addetto ai contratti ed una figura per la lettura dei contatori) a fronte di 6.449 utenze si ha un costo per bolletta di € 13,64 €.

Bisogna tuttavia specificare altri costi riconducibili a prestazioni di servizio a supporto del personale amministrativo (oltre 250 mila euro annui), in quanto l’AMAM esternalizza tutti i servizi nonostante la presenza in organico del personale per lo svolgimento delle relative attività.

Risorse umane pagate a peso d’oro e tentativi di estendere la mala gestio ad altri servizi

Il costo delle risorse umane di AMAM ha una media di costo annuale per dipendente di circa € 60.000,00 cioè di oltre il 60% superiore alla media dei costi dei dipendenti del comune di Messina, che si assesta a circa € 37.500,00 annui a dipendente.

Nel 2015 Il consiglio Comunale su richiesta della Giunta Accorinti cambia lo Statuto della partecipata AMAM, facendola diventare di fatto società multi servizi, aggregando al settore acqua anche quello dei rifiuti, subito dopo l’approvazione del Piano di Intervento ARO da parte della Regione.

Ma un anno dopo cambia idea e in C.C. il 29/06/2016 approva una delibera per la costituzione di una nuova Società in house, proponendo quindi la nascita di Messinaservizi Bene Comune, con approvazione definitiva il 13/02/2017, pochi giorni prima della votazione del C.C. alla sfiducia al Sindaco. Un’altra modifica allo Statuto dell’AMAM rimbalza in C.C. già da alcuni mesi. La revisione vorrebbe prospettare che Amam possa divenire gestore del S.I.I. per l’intera area metropolitana ovvero per l’intero ambito idrico cedendo quote agli stessi 108 comuni della provincia.

La truffa del servizio di recupero crediti: dalla gestione FIRE spa alla gestione in house con una evasione che sfiora il 75%;

Il servizio idrico di riscossione è a livelli indecenti: basti pensare che l’ammontare dei crediti verso utenze nel 2016, al netto del fondo di svalutazione (cioè l’importo che occorre mettere a posto a garanzia dei crediti di dubbia o inesigibilità) è di 83.600.000,00, compresi quelli dei controllanti, in questo caso il comune di Messina. L’AMAM dichiara che solo il 26% delle utenze è completamente in regola con i pagamenti delle bollette.

Fino al 2015 la gestione del recupero crediti era esternalizzato alla società FIRE Spa, e che il CDA alla scadenza del contratto alla fine dell’anno ha deciso di non concedere più il servizio, procedendo con il proprio personale amministrativo, per gli scarsi risultati ottenuti in merito alla riscossione.

Tuttavia i risultati del 2016 non affatto migliorati rispetto al 2015 ed i crediti sono aumentati di quasi altri 5,5 milioni di euro. Ogni anno oltre 6 milioni di euro persi: infatti ogni 4 unità abitative, 1 risulta in regola, 2 non pagano o lo fanno parzialmente ed una non riceve nemmeno la fattura/bolletta.

Anche con questi dati allarmanti non sono state trovate strategie di rilevamento di questi allacci abusivi tramite sistemi di monitoraggio sull’intera conduttura, né tantomeno attraverso incroci di banche dati con altre tipologie di imposte, quali ad esempio la TARI, l’energia elettrica (che è quasi sempre l’incrocio più efficace per una difficoltà maggiore all’uso fraudolento) o il gas. Tale mancati introiti, oltre 6 milioni, rappresenta circa il 25% del valore della produzione non fatturato che quindi limita gli investimenti per l’ammodernamento dell’acquedotto e di tutte le infrastrutture necessarie.