Non è piacevole scrivere dopo un disastro nel quale centinaia di bambini, di anziani,di donne e uomini sono ancora sepolti sotto le macerie. Qualsiasi cosa si possa dire rischia di diventare inutile o,peggio,potrebbe sembrare strumentale. Politicamente strumentale. A caldo però si possono, e si devono, dire cose che in altri momenti non si avrebbe voglia di scrivere.

Ovviamente sto parlando del terremoto di mercoledì notte. Ma sto pensando a Messina. Mi chiedo: cosa potrebbe succedere nella nostra città se vi fosse una scossa sismica di 6° grado? Un terremoto cioè che tutti gli studiosi dei fenomeni sismici danno per certo trovandoci,fisicamente e geograficamente, in quella lunga “fascia rossa” che indica le zone a rischio sismico di primo grado.

Mi chiedo cosa accadrebbe a 250 mila abitanti disseminati in abitazioni costruite dalle colline fin sulla spiaggia. Palazzi o villette, casolari o agglomerati di ogni tipo, nei villaggi come nei quartieri “popolari”, nel centro appesantito dalle mille sopraelevazioni a uno o due piani realizzati spesso abusivamente. Che sorte toccherebbe alla “casuzze” ai margini dei torrenti. Cosa ne sarebbe insomma di questa Messina, reduce del 1908 e super-cementificata  negli ultimi quaranta anni?

Come sopporterebbero le spinte sussultorie e ondulatorie quei palazzoni tirati su con il cemento depotenziato. Oppure quelli nei quali le armature in ferro sono state risparmiate da costruttori e capicantiere assassini. E chi andrebbe, dopo un sisma, più a cercare direttori dei lavori incapaci o corrotti.

Li avete, voi che state leggendo questo sfogo, mai guardate attentamente le nostre colline? Avete pensato mai ai bei “presepi di finto cemento”  che ormai cancellano ogni pendio? Dai Colli S.Rizzo a Capo Peloro,passando per la strada Panoramica, tra lo scandalo osceno di Sperone e Faro Superiore, oppure da Montepiselli a Camaro, Bordonaro sino a Giampilieri? Le colombaie di S.Lucia sopra Contesse, oppure di Minissale, Zafferia, Larderia?

Si, forse meglio non pensarci. Non immaginare. Siamo un popolo di fatalisti o no? Non succederà. Almeno a noi non succederà di rimanere o scavare sotto le macerie. Di questo siamo tutti convinti.

Quindi niente prevenzione. Meno che mai controlli e verifiche. Persino i condonabili vivono nella certezza di essere condonati. Prima o poi si “sanerà” perlomeno l’abuso.

Opere di urbanizzazione? Che saranno mai. Distanze tra gli edifici? Strade di collegamento. Ma va!

Il Comune controlla? Come? Con chi? Piuttosto si pensa sempre a un nuovo Piano Regolatore, per favorire qualcuno. Dopo le colline adesso si passa ai grattacieli da infilare nel centro storico. Sempre i soliti. Persino dentro la Falce,accanto alla Madonnina,prevedono la nuova Dubai.

Il Genio Civile? Si occupa “solo” di strutture, di calcoli, di carte insomma. I progetti sono tecnicamente e normativamente (quasi sempre ) perfetti. E’ il dopo che non si sa. Le verifiche,i controlli…chissà!

Gli Ordini professionali? A livello nazionale suggeriscono, consigliano ma poi tutto finisce contro i muri di gomma. Le commissioni parlamentari, i capigruppo frenano, ritardano,auspicano. Infatti abbiamo una Legge Urbanistica che è ancora quella del periodo fascista. Incredibile ma vero.

L’assessore comunale De Cola è, per famiglia e tradizione, un profondo esperto e conoscitore della distruzione urbanistica di questa città. Conosce i dettagli,conosce i committenti importanti e le famiglie che decidono le sorti di questa città. Forse, assieme all’altrettanto esperto fratello, potrebbe imporre alcune misure di prevenzione rispetto alla sicurezza dei “vecchi” immobili e delle nuove realizzazioni.

Diventa indispensabile “rottamare l’esistente” che antisismicamente non offra garanzie di sicurezza, e per fare questo, bisogna istituire e rendere obbligatorio il “Fascicolo dei fabbricati” che renda leggibile la vetustà delle strutture.

Così come bisogna verificare, con estremo rigore, in particolare ciò che avviene in un fabbricato dopo la variazione di destinazione d’uso. Non è un segreto per nessuno come, in molti esercizi commerciali, anche in questo momento, durante ampliamenti e ristrutturazioni finiscano per demolire murature portanti anche di palazzi di una certa epoca. Un rischio incalcolabile per la sicurezza di interi palazzi.

Vedremo se, dalla disperazione e dalla gestione fallimentare del passato, si abbia il coraggio e la capacità di cambiare atteggiamento.