Quando le milizie del Califfato, sono arrivate alle porte della città di Qaraqosh nel nord dell’Iraq, l’ardimentoso frate domenicano Najeeb Michael, che combatte Isis con “L’Arma della Cultura Cristiana” ha caricato su un camion i manoscritti e i documenti della Comunità cristiana ed è fuggito con altri 100 mila cristiani.
Se fosse rimasto, l’alternativa sarebbe stata la conversione o la morte certa e di conseguenza, la perdita della Memoria storica. Questo Frate perseguitato dal Califfo insieme alla sua Comunità, vive in uno dei tanti campi profughi che punteggiano la periferia della capitale del Kurdistan iracheno. Dirige quello che la voce popolare ha ribattezzato “lo scheletro”, un palazzo in costruzione, abbandonato.
Il suo laboratorio, una stanzetta a fianco della Cappella, affollata di incartamenti e scatole. Qui, il Frate svolge il suo lavoro di inventario e archivia i documenti: un lavoro sodo per salvare dall’oblio i 20 secoli di Storia della Chiesa Cattolica irachena. Amici e conoscenti gli fanno da supporto all’opera della conservazione della Memoria storica. Isis vuole annientare la presenza dei Cristiani e distruggono, persino, le lapidi delle tombe, nei Cimiteri.
La sfida del Padre Domenicano con la sua candida tunica, è di salvare l’albero, che sono le persone, ma anche le radici che affondano nella Storia. La Regione di Mosul, oggi capitale irachena del Califfato, è stata evangelizzata sul finire del primo secolo, dagli ultimi Apostoli: una primogenitura di cui i Preti iracheni vanno fieri. Si parla l’aramaico, la lingua di Gesù, dice il Frate con orgoglio, Per questo è essenziale, afferma ancora il coraggioso Padre Domenicano, alimentare la speranza e resistere al terrore, conservando la propria “identità”.
Molti manoscritti sono andati perduti ma il Frate ha vinto la sfida! Con le sue scatole di cartone, i barattoli di colla e i nastri di tela, ha sconfitto Isis. I Fedeli analfabeti, riconoscenti, gli baciano le mani. E’ grazie ai Preti come Lui che la Chiesa Cattolica può sopravvivere. Il Frate sorride, scrolla la testa e dice:” Salvare i Documenti è stato, per me, istintivo, qualcosa di naturale. La famiglia mette in salvo i bambini, io non sono sposato e quindi, ho portato via i manoscritti che sono un po’, come i miei figli.”
Alfonso Saya