Domani mattina, a partire dalle ore 10, innanzi la Prefettura di Messina si terrà un presidio di sensibilizzazione, riguardante il settore scuola. Rinnovo del contratto, stabilizzazione dei precari, retribuzioni adeguate, riconoscimento della professionalità ATA e libertà d’insegnamento le problematiche attuali del comparto, sulle quali si intende sensibilizzare l’opinione pubblica. Lo sciopero nazionale indetto: per il contratto non rinnovato da sette anni – per il personale ATA ignorato dalla Legge 107, ma oggetto di attenzioni inaccettabili dalle varie leggi di Stabilità che tagliano l’organico, riducono la possibilità di sostituire il personale assente, riversano sulle segreterie scolastische profluvi di adempimenti che nulla hanno a che fare con la funzione istituzionale della scuola – per la scomparsa completa e definitiva del lavoro precario attraverso il riconoscimento pieno di chi ha maturato diritti all’impiego per aver prestato almeno 36 mesi (limite imposto dalla Corte di Giustizia europea) da supplente e per aver acquisito titoli validi alla stabilizzazione.

Ancora i motivi per i quali è stata proclamata l’astensione dal lavoro, sono questi: dovuta valorizzazione della professione docente, centrata, diversamente da quanto prevede la Legge 107 – sulla valutazione del lavoro collegiale e sull’impegno individuale, alleggerito dagli attuali eccessi burocratici – attraverso l’introduzione di meccanismi oggettivi di progressione della carriera da definirsi in ambito contrattuale. Il salario va ricondotto, all’accordo fra le parti e sottratto all’arbitrio di un organo monocratico – per la libertà d’insegnamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione incompatibili con la “chiamata diretta” dei docenti da parte del dirigente scolastico – per i dirigenti scolastici: non è più accettabile, la sperequazione con la dirigenza pubblica, né il sovraccarico di incombenze e responsabilità cui fa riscontro un calo delle retribuzioni percepite – per investimenti nell’istruzione che colmino il gap con la media degli investimenti nei paesi Ocse (5,9%) incrementandoli di un punto di PIL. Sono questi, i punti all’interno di una piattaforma di rivendicazioni, che le Organizzazioni sindacali, hanno da tempo avanzato.