Martedì scorso avevano protestato in via passo Gravina, ieri pomeriggio hanno riacceso i riflettori sulla loro vicenda, per non far spegnere l’eco di quella che è una notizia da non dimenticare. Sono state le maestre precarie dell’Associazione Graduatorie ad Esaurimento Infanzia di Catania (dimenticate dal legislatore che ha emanato la legge 107, quella della cosiddetta Buona scuola), a protestare contro un provvedimento che ha agito come una scure riducendo il numero di posti disponibili per l’insegnamento. Alle ore 15.30 hanno dato vita ad un corteo partito da piazza Università, giunto innanzi la sede della Regione Siciliana di via Beato Bernardo e conclusosi pochi minuti prima delle 19, in prossimità della Segreteria cittadina della Cgil in via Crociferi.
Descriviamo la parte della vita, tenuta nascosta fino a questo momento, caratterizzata da sofferenza che si protrae da anni. Le docenti precarie siciliane, sono rimaste senza lavoro soprattutto nell’ambito del sostegno per gli alunni disabili. Il piano di assunzioni effettuato, ha riguardato la scuola primaria e secondaria ma non la materna, così come riferiscono alcune componenti del Comitato Gae Infanzia Ruolo subito, che dicono: “non ci è stato possibile partecipare all’immissione in servizio, quindi tutti gli insegnanti facenti parte delle graduatorie ad esaurimento, sono stati esclusi. Perdippiù, rientriamo nelle azioni di mobilità della scuola primaria e secondaria per aspirare ad incarichi annuali nel ruolo del sostegno. Ci chiediamo, dunque: dopo 20 anni come andremo avanti per garantire un futuro alle nostre famiglie?”.
Entro la fine del corrente mese di settembre, la certezza per tutte loro è che nessuna prenderà servizio. Una rappresentante delle professoresse, spiega: “l’istruzione dedicata alla prima infanzia, che va dagli 0 ai 6 anni, è un punto imprescindibile per i bambini, perché li forma nella necessaria fase dell’apprendimento, che è quella principale. Se poi si va a considerare, ciò che rappresenta un insegnante di sostegno per un bambino di quella fascia di età e sicuramente con problemi di inserimento, è evidente che verso i più deboli si arreca un danno grave. I ragazzi ai quali veniamo affidati, saranno privati di una guida ed una continuità didattica e pedagogica. Data la particolarità del lavoro che svolgiamo, in modo ancora maggiore che con altri alunni, ci prendiamo cura di loro come se fossero nostri figli”.
“Gli stiamo vicino seguendoli anche nelle visite mediche, in ogni momento, quello che è accaduto fino ad ora costringe centinaia di noi a doverci privare di qualsiasi possibilità per il nostro domani. Se fossimo partite qualche anno fa, intraprendendo questa strada, oggi ci troveremmo a parlare d’altro e ad essere già di ruolo. Per restare accanto ai nostri figli, ci siamo spalancate da sole la via irta e dura della precarietà con incarichi annuali dall’aspetto palliativo, sperando che prima o poi avrebbero fatto qualcosa anche per noi, invece è svanito tutto. E’ legittimo che chi possiede i titoli per il sostegno, abbia il diritto di essere immesso in ruolo, dopo però è il nostro turno. Non possiamo vederci ancora una volta, scartate senza nessuna considerazione nei nostri confronti e messe da parte”.
La manifestazione del 23 settembre, sarà ricordata come la riunione di un gruppo unito e che mai ha perso la speranza, sempre composto anche quando ha inscenato i cori contro Faraone, Renzi e la Altomonte. Tutto, in quanto si parte dalla voglia delle manifestanti di riprendersi quel lavoro e quel ruolo che gli è stato sottratto. Nelle vicinanze dei Sindacati Cgil e Uil, con un gesto simbolico sono state bruciate le tessere di iscrizione alle diverse organizzazioni di tutela del lavoro, queste infatti vengono tacciate di tradimento. Giuseppe Caudo, esponente del gabinetto del presidente della Regione Rosario Crocetta in un confronto durato più di un’ora e mezza ha ricevuto le rappresentanti del sodalizio associativo organizzatore della protesta della quale vi abbiamo riferito.