Due anni fa, ci svegliammo tutti Charlie Hebdo, senza sapere neppure chi, o cosa fosse. Una lacrimevole indignazione, che attraversò la vecchia Europa, riscuotendo un totale interessamento, verso quel mondo sommesso della Satira.
Poi, man mano che i più autorevoli pareri intavolavano discussioni, dalle TV, ai giornali e agli immancabili Social, (#jesuischarlie), molti si scoprirono intolleranti, a quel modo arrogante e senza mezze misure, di intavolare certe vignette sozze e blasfeme, impegnando ogni sorta di intellettualismo spicciolo, per indicare, (o magari vietare!), cosa poteva essere giudicato buono e giusto, e cosa no.
La spiccata matrice terroristica, rivendicava l’intolleranza assoluta, verso quei disegni sacrileghi su Maometto, e mentre l’orrore ci mostrava l’assoluta fragilità sulla sicurezza, per un pò – il popolo italiano commosso, scoprì di possedere ancora, una certa vena goliardica, quasi anarchica, in difesa della libertà assoluta.
Ma l’idillio durò ben poco, e i #jenesuispascharlie si infransero il 31 Agosto 2016, quando il giornale satirico, prese di mira i luoghi colpiti dal terremoto. L’ironia provocatoria, balzò sul podio di una ristabilita Nazionalizzazione, e i commenti sconcertati dal web alle TV, nonché dall’Ambasciata francese, furono un coro unanime, contro la corrosiva linea diretta del giornale.
Ciò che seguì successivamente, e ormai cronaca assodata, ma l’unica linea coperta dell’intera faccenda, e il non avere mai considerato, che Charlie Hebdo e uguale a se stesso da sempre, con una comicità scorretta e irrispettosa che non guarda in faccia nessuno, senza padroni o padrini politici. Tutto ciò può piacere o non piacere, sollevare pareri discordanti, senza annettere o disconnettere, i vessili delle Democrazie.
Frattanto che qualcuno decida di far pace col cervello, non si dimentichino il direttore e vignettista Charb, i disegnatori Georges Wolinski, Bernard Verlhac aka Tignous, Jean Cabut alias Cabu, il vignettista Philippe Honoré, il correttore di bozze Mustapha Ourrad, la psicologa e giornalista Elsa Cayat, l’agente di polizia Franck Brinsolaro, ex consigliere del sindaco di Clermont Ferrand Michel Renaud, il poliziotto Ahmed Merabet, l’economista Bernard Maris, e l’addetto alla portineria Fréderic Boisseau.