Articolo…, tratto da… www.stampalibera.it!
‘Non ci fu in sostanza alcun accordo elettorale… e le intercettazioni non erano utilizzabili per un “cambio in corsa” dell’accusa iniziale, che era trasferimento fraudolento di valori, poi modificata con profili per il reato mafioso’: il collegio presieduto dal giudice Francesco Tripodi e composto dai colleghi Bruno Sagone e Antonino Giacobello, come scrive oggi il quotidiano Gazzetta del Sud, ha ieri completamente ribaltato la sentenza di primo grado, che aveva visto il tribunale di Messina condannare il perito assicurativo Natalino ‘Lino’ Summa con il rito ordinario a 4 anni e 3 mesi di reclusione, finito nei guai nel 2021 per l’operazione antimafia “Provinciale” (foto), dall’accusa di corruzione elettorale (l’originaria era di scambio elettorale politico-mafioso, che è stata derubricata in secondo grado).
‘Lino’ Summa è stato assolto dai giudici d’appello “perché il fatto non sussiste”. E pure l’accusa, in aula c’era il sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo, ieri mattina aveva chiesto l’assoluzione per Summa. All’epoca le indagini (con lui venne arrestato pure il padre, l’ex consigliere provinciale Nino Summa che morì proprio mentre stava scontando la misura cautelare ai domiciliari) si incentrarono su alcune riprese e intercettazioni nella sala giochi di via Del Santo “Asd Biliardi Sud” e i risultati elettorali ottenuti da Summa nei quartieri ‘controllati’ dai clan.
L’ipotesi d’accusa iniziale era secondo la Distrettuale antimafia quella di aver stretto un accordo con il boss Salvatore Sparacio dietro il compenso di diecimila euro. L’accordo raggiunto, sempre secondo l’accusa iniziale, ora completamente “caduta”, aveva portato a Summa 350 voti che però non erano stati stati sufficienti a farlo eleggere, ma solo perché la sua lista non ottenne il quorum. In totale Summa era stato il più votato della sua lista con 868 voti.
Tutta questa prospettazione è completamente caduta in appello grazie alle considerazioni difensive dei legali di Summa, gli avvocati Pietro Pollicino e Tommaso Autru Ryolo
ARCHIVIO – DI EDG (articolo del 9 aprile 2021)
“Io posso dire che ci mettiamo a disposizione…”. Nonostante le numerose operazioni di polizia degli ultimi anni, che hanno contribuito a svelare il sistema dello scambio elettorale politico-mafioso in città, anche nelle ultime amministrative, così come emerge da alcune intercettazioni ambientali dell’operazione ‘Provinciale’, le organizzazioni criminali hanno cercato di condizionare, in parte, il regolare svolgimento delle elezioni. “Io posso dire che ci mettiamo a disposizione…”, rassicura gli interlocutori il boss Sparacio durante un’intercettazione ambientale.
Le investigazioni eseguite hanno consentito di accertare il ruolo ricoperto da Salvatore Sparacio nell’ambito delle elezioni comunali del 10 giugno 2018, laddove risultava il punto di riferimento di un personaggio politico locale, Natalino Summa, perito assicurativo, oggi sottoposto agli arresti domiciliari (nella sua abitazione, durante la perquisizione, sono stati trovati 30mila euro in contanti e altri 10mila sono stati trovati in ufficio. In casa di Sparacio, invece, sono stati trovati 15mila euro).
Emblematico l’episodio messo in luce dai Finanzieri peloritani grazie alle indagini tecniche che consentivano di captare alcune inequivoche conversazioni, inerenti la prova dell’offerta di denaro, per una somma pari a 10.000 euro, effettuata al boss dal candidato politico, affinché procurasse un congruo numero di voti per la propria scalata elettorale.
Tale attività di procacciamento vedeva in Francesco Sollima il trade union tra il politico Natalino Summa ed il boss Salvatore Sparacio, che l’aspirante consigliere comunale incontrava con il padre Antonino Summa, ex vigile urbano, già più volte consigliere provinciale in quota Udc. I riscontri eseguiti consentivano di documentare come l’accordo illecito raggiunto consentisse di raccogliere, nei quartieri di operatività del gruppo mafioso, ed altri a questo collegati, in totale, ben 350 voti.
Alle amministrative ottenne in totale 868 voti, risultando di gran lunga il più votato in una lista del centrosinistra, “Antonio Saitta sindaco di Messina”, che non raggiunse però lo sbarramento del 5%, attestandosi intorno al 4,7%.
Al ballottaggio, Summa cambia decisamente schieramento, e decide di sostenere Cateno De Luca (che è bene precisarlo, non è assolutamente coinvolto, così come Saitta, nell’inchiesta). “Per non consegnare la città ai Genovese e ai Bramanti”, spiega motivando la sua scelta di campo, in un video pubblicato sulla pagina dello stesso De Luca durante un comizio a Villa Dante. Tra il breve discorso di Summa, ed il comizio di Cateno De Luca, interviene anche il padre Antonino Summa, già consigliere provinciale per tre volte, l’ultima delle quali con l’Udc.
Le intercettazioni
La scoperta da parte degli investigatori dell’accordo illecito avviene la sera del 30 marzo 2018, quando durante una intercettazione tra Salvatore Sparacio, Mario Alibrandi e Antonio Scavuzzo, Sparacio racconta di essersi incontrato con Summa per un ‘intervento’ per le prossime elezioni comunali e che in cambio Sparacio gli avrebbe chiesto la somma di diecimila euro da dividere.
Sparacio dà appuntamento ad Alibrandi e a Scavuzzo per incontrarsi con Summa all’interno della sala giochi “Asd Biliardi Sud” (“niente, dobbiamo votare a lui”). I due, senza pensarci due volte, lo rassicurano (“certo, ci facciamo prendere tutto il fondo Pugliatti”).
La somma, secondo quanto deciso da Sparacio, andrà divisa in quattro, compreso Franco Sollima che ha fatto da intermediario tra Sparacio e Summa. L’indomani Antonino Summa, assieme al figlio Natalino, dopo aver parcheggiato la loro Fiat Panda, entrano puntuali alle 11, come concordato, nella sala giochi.
Alibrandi chiede a Summa quanti voti richiedano (A: dobbiamo sapere suppergiù i voti, perchè non ti possiamo dire una cosa, per dire ti portiamo mille voti, duemila voti, dobbiamo essere, noi dobbiamo sapere intanto quanti voti ha bisogno, perchè quest’anno ce ne vuole minimo mille e due, mille e tre, è giusto o sbaglio?”). Summa replica che gli basta quello “che si può racimolare” e Sparacio gli assicura almeno “trecento, quattrocento voti”, numeri che appaiono un ottimo traguardo ad Antonino Summa (“ma che fai scherzi? Là con trecento, quattrocento voti me ne posso andare, ora mi prendo il treno e ma ne vado a Milano a vedere la partita”).
Sparacio e Alibrandi, “consapevoli della loro caratura criminale, assicurano ai Sollima non meno di trecento voti (“Sparacio: Io sto parlando al minimo che io vi posso dire, non vi posso dire che io ve ne dò mille, cinquecento, settecento, io intanto mi parto, vi dico trecento, quattrocento voti sono sicuri… e poi se ne nascono di più è una promessa, una soddisfazione che…”)”. Summa si mostra soddisfatto (“… trecento voti sono un castello”) mentre Alibrandi invece spiega meglio come funziona in quegli ambienti: “… dobbiamo votare questo ragazzo, loro si mettono a disposizione… i ragazzi di venti anni, ventitre anni, ventiquattro anni non ne capiscono niente… che se ne devono fare del voto”).
‘I voti a Felice Calabrò’ (nel 2013) nel rione Pugliatti
“Per mostrare il bagaglio di voti a disposizione nel rione Pugliatti – scrive il gip Maria Militello – Alibrandi dice ai Summa che Felice Calabrò, candidato a sindaco nelle amministrative del 2013, anche se non è salito (perse contro il candidato a sindaco Accorinti, ndr), ha preso dai 400 ai 600 voti nella zona sottoposta al loro controllo (Alibrandi: “Calabrò quando ne ha prese seicento, chi glieli ha dati, dove li ha presi i voti…. Summa: “Calabrò era con me…”, Alibrandi: “dove li ha presi i voti? tutti qua li ha presi… poi non è salito ma… ma quei 400 voti glieli ho fatti prendere qua, glieli ho fatti prendere sicuro”)”.
Sparacio, per rassicurare i Summa, conferma il racconto di Alibrandi: “L’80% li ha presi tutti qua, al Fondo Pugliatti tutta la gente”, sottolineando che il Fondo Pugliatti è sotto il loro controllo.
I buoni benzina
Per convincere gli abitanti a votare Natalino Summa, Sparacio gli propone di fargli recapitare dei buoni benzina da distribuire, come aveva fatto in precedenza in occasione della campagna elettorale del candidato alla Regione Pippo Crupi (Sparacio: “… a Pippo Crupi. Fai cinque milioni di buoni benzina, a diecimila lire e a ventimila lire, io glieli ho dati a tutti, tutte le madri di famiglia del fondo Pugliatti… chi aveva la famiglia numerosa gli davo quello da ventimila lire”).
‘”Il vecchio Antonino Summa – scrive il gip – si mostra contrario a distribuire i buoni benzina perchè “un’attività pericolosa”, mentre il figlio Lino appare propenso (Sparacio: “è pericoloso, però si vedono…si deve fare sotto banco…”) e Lino Summa risponde, “questo lo puoi fare tu, non è che lo posso fare io, io non devo figurare in nessun posto”‘.
I voti anche da Mangialupi…
Sparacio, tranquillizza Summa padre e figlio, e li rassicura ulteriormente promettendogli di ottenere voti anche in altri quartieri, grazie ai contatti che ha con il rappresentante di Mangialupi, il figlio Benedetto, che si identifica in Giuseppe Aspri (Sparacio: “siamo andati a Mangialupi… si parla con il figlio di Benedetto, con altre persone, con altra gente e si fa”).
E per la zona di Maregrosso si rivolgerà a Giovanni (Sparacio: “se vado a Giostra e gli dico a un amico che… i venti, trenta voti te li dò…, Mangialupi, la stessa cosa a Santa Lucia per esempio… in una sala a Santa Lucia gli giovava la televisione e gliel’ho data, gli ho fatto questo e quello… nel lavoro uno deve essere… se io salgo là e gli dico, senti Nino…”).
Il 10 giugno 2018, giorno delle elezioni, Sollima intercettato in ambientale chiede a un uomo cosa avesse votato: “come c… dovevo votare! Lino Summa! Summa!”. Natalino Summa otterrà 176 voti nella zona di Camaro-Bisconte-Fondo Pugliatti, sottoposta al controllo di Sparacio, 57 voti a Mangialupi, controllata da Giuseppe Aspri, e 121 nel quartiere di Maregrosso-Provinciale, controllata da Giovanni Lo Duca.