Leggo su Messina Magazine “Il parere dell’architetto Maria Gangemi, su piazza Cairoli” che in toni offensivi parla di “scempio”, di “materiali accostati senza senso”, “ennesima immancabile palma”, “sarcofagi atti a far sedere le persone”. Avevo deciso di non rispondere a tali, gratuite esternazioni frutto di ignoranza (non è un’offesa, “ignoranza” significa che non si conosce una cosa) e totale disinformazione facendo mia la frase di Dante Alighieri “Non ti curar di loro ma guarda e passa”.
Ma quando quello dell’arch. Gangemi non è un suo parere motivato e accompagnato dalle sue proposte alternative, ma è solo il denigrare ad ogni costo il lavoro altrui, sport nazionale di questa infelice città praticato da tutti e a tutti i livelli, non posso esimermi dal risponderle in maniera che in futuro, quando scrive di queste o altre cose, abbia almeno il buon senso e la bontà di informarsi per conoscere i fatti prima di pontificare dal suo pulpito:
1) L’architetto Gangemi dovrebbe spiegare cosa avrebbe fatto lei con l’esigua somma di € 268.895,40 impegnata con i fondi TASI per i lavori di messa in sicurezza, si badi bene, e non di riqualificazione urbana;
2) L’architetto Gangemi non sa che buona parte della somma destinata ai lavori è stata utilizzata per rimuovere ed eliminare definitivamente tutti i pericolosissimi pannelli in lamiera traforata che si staccavano dalla lunga (80 metri) pensilina metallica;
3) L’architetto Gangemi non sa che nella lunga pensilina (sempre 80 metri) è stata collocata, al posto della degradatissima copertura in ondulato plastico preesistente, una copertura in acciaio grecato immune alla ruggine;
4) L’architetto Gangemi non sa che la lunga pensilina (sempre 80 metri) è stata interamente ritinteggiata con vernice color canna di fucile;
5) L’architetto Gangemi non sa che sono stati sostituiti i 4 anelli arrugginiti alla base delle quattro colonne del portale del tram, con altri in acciaio esenti dalla ruggine;
6) L’architetto Gangemi non sa che è stata collocata una tubazione in polietilene per la raccolta delle acque piovane tramite posizionamento di griglie carrabili;
7) L’architetto Gangemi non sa che è stato realizzato un impianto idrico automatico per le tre aiuole destinate ad accogliere il futuro prato;
8)L’architetto Gangemi non sa che è stata collocata la rete zincata elettrosaldata per la stabilizzazione del nuovo pavimento in pietra lavica;
9) L’architetto Gangemi non sa che la palma (peraltro una Washingtonia philiphera robusta resistente al punteruolo rosso) è stata collocata in quel punto solo e soltanto quale elemento simbolico esattamente in asse con la lunga via Garibaldi, per segnalare visivamente da lontano la piazza, ciò che è una riproposizione di una consuetudine tutta messinese precedente e dopo il sisma del 1908, di impiantare nelle masserie, ville suburbane, case coloniche, edifici strumentali per le attività agricole, una palma solitaria per indicare a distanza la loro presenza (si faccia un giro per il territorio comunale e si accorgerà di ciò);
10) L’architetto Gangemi non sa che per la nuova pavimentazione è stata volutamente usata la pietra lavica, materiale eminentemente siciliano, contrariamente a quello esistente in adiacenza che è la “pietra di Lessinia” proveniente dai monti Lessini di Verona e la “pietra di Luserna”, proveniente dal Piemonte, peraltro materiali costosissimi e che non hanno niente a che vedere con la cultura e la tradizione siciliana;
11) L’architetto Gangemi evidentemente, essendo notoriamente più brava di noi progettisti, arch. Salvatore Corace e arch. Nino Principato, falliti dipendenti comunali, avrebbe progettato una bella panchina e non “sarcofagi atti a far sedere le persone” che, tra l’altro, hanno invece un disegno architettonico frutto di uno studio rigorosamente meditato;
12) L’architetto Gangemi non sa… ma mi fermo qui per non abusare troppo della Sua ospitalità. La ringrazio e cordiali saluti.