Svolta nelle indagini sull’omicidio di Vincenzo Cordì, il cameriere di Roccella Jonica il cui cadavere era stato trovato carbonizzato nella sua auto nella notte del 12 novembre dello scorso anno.
Nella mattinata odierna infatti, i carabinieri hanno tratto in arresto la moglie, Susanna Brescia, il figlio che aveva avuto nel suo primo matrimonio, Francesco Sfera, ed il suo amante, Giuseppe Menniti, ritenuti responsabili dell’omicidio in concorso tra loro. Dopo il ritrovamento del corpo carbonizzato all’,interno dell’auto, sono partite le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Locri e hanno consentito di far luce sul delitto e sul movente, contestualizzato nell’ambito familiare.
E’ convinzione degli investigatori, che la vettura sarebbe stata data alle fiamme mentre Cordì era ancora in vita, cio’ vuol dire che l’uomo è morto patendo una terribile agonia. Il decesso di Cordì era stato studiato nei minimi dettagli, ed il piano per eliminarlo gia’ precedentemente pianificato. Cordì è stato attirato in una trappola dalla consorte, la quale ha organizzato un’escursione in montagna in cerca di funghi, convincendo il congiunto a partire prima dell’alba. Il delitto doveva essere eseguito lontano dalla abitazione coniugale, per poter allontanare eventuali sospetti verso soggetti dello stesso nucleo parentale. Ad aspettare l’arrivo dei coniugi nei boschi, c’erano però pure il figlio e l’amante della donna…, quest’ultima avrebbe tramortito Cordì, forse con un corpo contundente, poi i due uomini hanno sollevato il corpo esanime ponendolo sul sedile lato guida del mezzo e una volta cosparso di benzina decidevano di dargli fuoco. Successivamente, il terzetto ha provato a cancellare ogni segno della propria presenza sul luogo del fatto di sangue per poi andar via rapidamente. Erano intenzionati a far credere, che Cordì si fosse suicidato, tanto che agli inquirenti la Brescia ha raccontato che l’uomo era depresso. Ma il gruppetto non si accorse che, nella concitazione, il cellulare della vittima cadde fuori dalla macchina a diverse decine di metri dal punto in cui è stata trovata, col cadavere dell’uomo, e questo ha insospettito i militari, che hanno finto di credere alla tesi suicidiaria ma in realtà proseguivano ad indagare. Le indagini si sono subito indirizzate sulla pista passionale, dunque hanno messo in rilievo gli aspetti della vita personale di Cordì. Quando è emerso che nel 2016 la Brescia aveva cercato di avvelenare il marito, il campo delle ipotesi si è ristretto e sono partite le intercettazioni ed i pedinamenti. Dalle attivita’ poste in essere, quali, secondo gli inquirenti, è emersa la certezza quasi totale circa la responsabilità dei fermati.