Maxi operazione tra le province di Palermo, Enna, Messina e Caltanissetta. I boss mafiosi erano riusciti a truffare centinaia di migliaia di euro di fondi europei. Uomini di Cosa Nostra e imprenditori agricoli insieme, in un nuovo patto del tavolino attorno ai terreni del parco delle Madonie e quello dei Nebrodi. I finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziario di Caltanissetta con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazioni sulla Criminalità Organizzata, di Roma hanno posto in esecuzione una azione giudiziaria che prevede l’esecuzione di 11 misure cautelari e il sequestro di immobili, aziende, beni e disponibilità finanziarie per un valore di circa 7 milioni di euro.
Sono undici, i provvedimenti estesi dal giudice per le indagini preliminari, nei riguardi di altrettante persone fra le quali 6 sono finite in carcere e 5 ai domiciliari. Nella provincia del capoluogo siciliano il blitz delle forze dell’ordine ha colpito il mandamento mafioso di San Mauro Castelverde, storica roccaforte della malavita palermitana.
Ormai, la parola chiave delle mafia è una: “convergenza di interessi”, sotto il comune denominatore di affari si chiudono gli accordi più disparati anche mettendo in discussione le vigenti suddivisioni e le competenze nei vari territori. E’ la mafia “fluida” che rapidamente si insinua nei rivoli di sovvenzioni pubbliche, per percorrere tutta l’Italia.
L’attività investigativa delle Fiamme Gialle, è stata coordinata dai sostituti procuratori della Procura della Repubblica nissena, Pasquale Pacifico, Nadia Caruso e Gabriele Paci (aggiunto), essi hanno ricostruito i flussi finanziari e gli investimenti.